- Le scuole superiori. Senza gli esami di riparazione a settembre, gli studenti imparano una modalità di studio "pigra": se una materia X non mi piace (o non sono in grado di capirla) non la studio, tanto mi promuovono lo stesso.
- I modelli della televisione. Fare il furbo, evadere le tasse, depenalizzare il falso in bilancio, raccomandare parenti e amici, e altri comportamenti poco virtuosi dei "VIP" portano a ragazzi che vogliono avere molto facendo poco. Magari fare la velina, il calciatore che non lavora e si diverte ecc. ecc. Lo studio richiede fatica e motivazione: se la cultura non è percepita come importante, la motivazione manca.
- La riforma del "3+2". Qualche anno fa, si è passati dalle vecchie lauree di 4-6 anni a un nuovo modello con laurea "breve" di 3 anni seguita da laurea specialistica di ulteriori 2 anni. È ovvio che con questo modello le immatricolazioni al primo anno aumentano (si iscrivono anche quelli che non si sarebbero iscritti davanti a un percorso di 5 anni), ed è anche ovvio che in media questi sono meno motivati di chi pensa alla laurea di 5 anni. Non sto criticando il 3+2, io sono anzi convinto che sia una buona idea, ma l'effetto è che il livello medio degli studenti dei primi 3 anni si abbassa.
- Il livello dei docenti (più basso). Se, come discusso altrove, la professione del docente non è attraente (né economicamente, né socialmente), i più bravi non fanno il docente, e quindi all'università ci finisce gente meno brava (tipo me?!?).
E comunque, infine, forse gli studenti non sono sempre peggio; forse siamo noi docenti che, invecchiando, li percepiamo in modo differente...
S.
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